Lunedì 10/04/2017
Articolo n.12
Qualcuno diceva: “ fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”. Io invece penso che fidarsi è una grande opportunità ed anche un privilegio. Con questo non voglio lasciar intendere che occorre fidarsi di tutti in maniera indiscriminata, bensì che occorre costruire questo sentimento così importante quale è la fiducia.
Mi spiego meglio, la fiducia è un sentimento che talvolta sentiamo essere spontaneo, delle volte sentiamo di averlo costruito a fatica, altre volte forse sentiamo di non nutrirlo proprio. Ebbene tutte queste ipotesi sono valide. Il nucleo è che per potersi fidare dell’altro occorre investire i nostri sentimenti e donare qualcosa di nostro che riteniamo essere molto prezioso. Ma questo non avviene quasi mai per caso. La nostra possibilità di fidarci dell’altro dipende da quanto siamo disposti a lasciarci andare all’altro, a depositare delle cose nostre nell’altro e di conseguenza quanto possiamo lasciare andare il controllo su queste nostre cose e poterle in qualche modo perdere di vista per un po’, perché sappiamo che sono in ottime mani, perché ci fidiamo.
Ma facciamo un piccolo passo indietro, ci siamo mai chiesti se ci fidiamo di noi stessi? Della nostra capacità di poter contare su di noi? E pensiamo, inoltre, che questo possa avere a che fare con la fiducia nell’altro?
Io dico di si, perché la fiducia in noi stessi determina la nostra possibilità di lasciarci andare, di aprirci e di conseguenza di poterci fidare dell’altro, di poter scegliere quello che possiamo donare di noi, correndo il rischio di cadere, perché quello c’è sempre. Fidarsi non vuol dire infatti non correre rischi, anzi piuttosto rischiare di poter cadere e vedere cosa succede, qualora dovesse accadere. Fidarsi quindi della nostra possibilità di stare nell’incertezza dell’ignoto e dell’imprevedibile e sapere di non andare in frantumi, ma di rimanere interi. Perché, per quanto ci rassicuri l’illusione della certezza, sappiamo che la vita è imprevedibile ed incontrollabile. Ma in cuor nostro sappiamo anche che questo determina la nostra spinta a vivere, la voglia di lasciarci andare ed essere noi, sui nostri piedi e sulle nostre gambe, ma parte di un tutto che non è regolato solo da noi, ma da noi insieme agli altri, dalle nostre relazioni, dalla gioia, dal dolore, dalla paura, dalla sorpresa e dalla meraviglia di vivere.
Dunque, più rinforziamo la fiducia in noi stessi, più possiamo prendere parte attiva di questo tutto attraverso delle relazioni vere e reali, certe ed incerte allo stesso tempo, ma dentro le quali noi possiamo e vogliamo stare.
CONSIGLIO DELLA SETTIMANA
Questa volta vi chiedo di provare a fare questo piccolo esercizio in due, quindi scegliendo una persona con cui farlo.
Una volta trovata, mettetevi uno di fronte all’altro, in piedi, in una posizione comoda. I piedi solo larghi quanto il bacino, le ginocchia sono leggermente piegate, le spalle sono morbide, la bocca è socchiusa. A questo punto chiudete gli occhi ( come avete fatto la scorsa volta), poggiate una mano sul petto ed una sulla pancia e cominciate ad inspirare ed espirare profondamente, focalizzate la vostra attenzione sui vostri piedi e le vostre gambe e sulla loro possibilità di sostenervi. Fate 4 o 5 respiri profondi.
Ora aprite gli occhi, scorgerete la persona di fronte a voi, protendete le braccia verso di lei/lui, e prendetevi le mani. State così per un paio di minuti, potete guardarvi o anche no, sentitevi liberi. Lentamente lasciate il contatto e tornate a voi, chiudete gli occhi e registrate le vostre sensazioni ed emozioni, annotatele come sempre se volete.
Grazie per la vostra attenzione e buona settimana!
Stefania Filetto