Focalizzeremo ora un aspetto importante presente nelle crisi d’ansia e negli attacchi di panico, cioè l’ iperventilazione o eccesso di respirazione.

 

L’ iperventilazione, cioè il respirare con una frequenza e con profondità eccessive rispetto ai bisogni dell’organismo, porta ad avere nel sangue troppo ossigeno e troppa poca anidride carbonica. Le conseguenze sono:

 

  • restringimento di alcuni vasi sanguigni (quelli che portano il sangue al cervello)
  • aumento del legame dell’emoglobina con l’ossigeno.

 

foto-iperventialazioneOgni volta che una persona inspira, l’ossigeno entra nei polmoni dove si lega con l’emoglobina, cioè ad una molecola dei globuli rossi del sangue. L’emoglobina porta l’ossigeno in tutto il corpo e lo rilascia alle cellule, che usano l’ossigeno come fonte di energia e producono un “gas di scarico”, l’anidride carbonica che passa nel sangue e viene trasportata ai polmoni per essere eliminata con l’aria espirata.

Ci si può chiedere come l’ossigeno si stacchi dall’emoglobina, in modo da poter passare nelle cellule. Si sa ora che l’emoglobina libera l’ossigeno solo in presenza di anidride carbonica e che quindi, se è fondamentale respirare ossigeno, è importante anche che non manchi nel sangue l’anidride carbonica (Andrews G. et al., 2004).

 

Di conseguenza, con l’iperventilazione arriva si più ossigeno nei polmoni, ma sorprendentemente ne arriva meno in certe aree del cervello e del corpo dove passa meno sangue e si libera meno ossigeno.

 

 

Ne derivano i seguenti sintomi:

  • senso di mancanza d’aria
  • senso di testa leggera
  • senso di stordimento
  • senso di irrealtà
  • senso di confusione
  • tachicardia
  • sensazione di formicolio alle mani, ai piedi e al viso
  • rigidità muscolare
  • mani sudate
  • vertigini e nausea
  • sensazione di dolore al torace e difficoltà a respirare

 

Si noti come i sintomi dell’iperventilazione siano simili a quelli descritti negli attacchi di panico e come sia facile interpretarli come indicazione della presenza di una grave malattia fisica. Chi li interpreta in questo modo rinforza il circolo vizioso dell’ansia stessa, l’iperventilazione aumenta e i sintomi non solo persistono ma peggiorano (Wells A., 1999). Si può dunque infine ricordare e sottolineare che:

 

l’ iperventilazione di per sé fa parte della risposta di allarme dell’organismo per predisporsi ad una più pronta azione di attacco e fuga di fronte ad un pericolo: è quindi parte di una normale risposta fisiologica e non è pericolosa, perché i sintomi relativi sono spiacevoli, fastidiosi e anche terrificanti ma non sono dannosi e scompaiono quando si smette di iperventilare.

Nell’attacco di panico dunque si può, involontariamente, favorire un effetto paradosso per cui la persona cerca di contenere la paura e l’ansia respirando più velocemente con il risultato però di aumentare gli effetti dell’iperventilazione e accrescere il vissuto di panico.

 

BIBLIOGRAFIA

Andrews G. et al.: Fobia Sociale, ed. it. C.S.E., Torino, 2004

Wells A.: Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia, ed. it. Il nove srl, Bologna 1999